Angela è rinchiusa nel ripostiglio.
Cioè, non è veramente in un
ripostiglio, ma è come se lo fosse. E' ermetica e lontana. Si lascia
appassire sul letto; non apre l'ombrello , cammina sotto la pioggia.
La pioggia non le dispiace.
Però quando entra in casa e sua madre
la vede zuppa e grondante si infuria, perché le verrà certo mal di
gola e poi perché ha lasciato dietro di sé pedate nere sul parquet
appena lucidato.
-Sarà l’età-, dice il padre.
Angela ha sedici anni ed è nel fondo di un pozzo. La madre non la
può sopportare in questo stato catatonico; la afferra per i polsi e
la scuote e urla – PARLA CHE C’E’ CHE HAI PARLA!-. Angela si
lascia scuotere e fissa la madre negli occhi: vede un misto di
frustrazione e disperazione, paura e amore. Uno sguardo che la
supplica di tornare ad essere felice.
Angela è cambiata dalla sera di quella
festa di compleanno: un intero locale con barman e dj a disposizione.
C’era la musica e c’era tanta gente che ballava rideva e beveva.
Anche Angela ballava rideva e beveva. E poi c’era lui. Lui che le
ha detto “andiamo fuori, così parliamo meglio”. Hanno
passeggiato lì intorno mentre lui si fumava una sigaretta e Angela
si perdeva sempre di più nelle sue fossette. Poi un momento di
silenzio e l’incontro di sguardi e di labbra.
E poi le mani del ragazzo sono scese
dalla nuca di lei ai suoi seni ai suoi fianchi al suo sedere. Fino a
che non si sono insinuate sotto il vestito, nei suoi slip. Lei però
non voleva, ma lui l'ha spinta contro il muro, le braccia costrette
dietro la schiena, impotenti. Angela non voleva, non voleva
assolutamente e ogni volta che lui entrava e usciva da lei era una
pugnalata nella carne viva e dal dolore ha cominciato a piangere, i
muscoli della vagina contratti nel doloroso inutile tentativo di
opporre resistenza. Il suo inguine bruciava e anche la gola le
bruciava, e lui affondava le unghie nei suoi glutei o le strizzava
avidamente i seni. Angela sentiva il rantolo di lui e piangeva per lo
schifo, basta in nome del cielo basta!, e lui le premeva la mano
sulla bocca e sudava e gemeva.
E lei
non ha
potuto
far
nulla.
Dopo.
Dopo, con tutta la dignità che la
situazione consentiva, Angela si è tirata su le mutande, si è tolta
le décolleté ed è corsa in bagno. Il sangue le colava giù per le
cosce e la faccia era impiastrata di muco, lacrime e mascara. Si
ripulì alla bell'e meglio e chiamò a casa per farsi venire a
prendere. Suo padre pensava che fosse ubriaca; un mese di punizione.
Appena a casa, Angela si chiuse in
bagno e riempì la vasca. Si guardò a lungo allo specchio senza
riconoscersi; cercò su di sé le tracce di quello che era appena
successo. Aveva due succhiotti sul collo, del sangue secco tra le
gambe, graffi sul sedere. Vomitò; non si era mai sentita tanto
sudicia, puzzava di alcol, di succhi gastrici, di pesce. Rimase
distesa nell'acqua per un'ora, fino a che le dita delle mani e dei
piedi diventarono incartapecorite. Ha continuato a vomitare e lavarsi
a fondo anche nei giorni seguenti; non aveva più voglia di mangiare
né di avere un corpo. A ben vedere, era stato lui a tradirla.
E quindi langue nel suo bozzolo,
cercando una purezza eterea che per ora le sembra inarrivabile.
-Non vuole il pollo né il tonno,
non vuole uscire, sta a ore nel bagno...- , esplode la madre.
-Sarà l'età-, commenta il padre
studiando gli importi delle bollette di questo mese.
Angela anche oggi ha preso il bus 15C
per tornare da scuola, è scesa davanti alle Poste e sta rincasando a
piedi. Si sente particolarmente leggera e debole e ha i sensi
lievemente offuscati. Realizza di fare fatica a respirare, una
vampata di calore la infiamma, la pelle brucia di nuovo, e lei di
nuovo sente il peso del corpo di lui che la costringe al muro. Angela
suda e sente le mani del ragazzo dappertutto; le tremano le gambe e i
polsi, sente il sangue pompare veloce e le impronte di lui sono
marchi a fuoco ancora roventi, e lei è solo un buco in cui lui si
diverte ad infilarsi....
- Oddio, mi gira la tes...-.
Sipario.
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