giovedì 20 settembre 2012

IL CASO E' CHIUSO

Le 11,36 di un martedì di ottobre.
Si era sentita una raffica di spari provenienti da una palazzina in via Togliatti; alla polizia erano arrivate una dozzina di chiamate, voci tra l’allarmato e l’eccitato. Fu subito mandato sul posto il Commissario Salvi.
Quello che lui e i suoi uomini trovarono facendo irruzione nell'appartamento al secondo piano fu: una casa perfettamente in ordine, nessun segno di effrazione a porte né finestre e un cadavere dal petto martoriato da una generosa scarica di proiettili. Il povero diavolo era sdraiato sul pavimento supino, la braccia spalancate come Nostro Signore Gesù Cristo sulla croce.
-Ahiahiahi.....- il commissario si avvicinò al corpo ed esaminò il torace, una poltiglia di sangue semirappreso, cotone misto poliestere e pezzi di interiora. - Devono aver usato una pistola mitragliatrice, forse una Beretta 93R-.
-Commissario, abbiamo trovato i documenti d'identità: Bruno Cozza, nato a Viterbo il 3/07/1962-.
-Sposato? Famiglia?-
-No, celibe-.
-Professione?-
-Impiegato presso le Poste-.
Luigi Salvi si lisciò le sopracciglia e si grattò energicamente il naso.
-Commissario....la gente qua fuori chiede se può essere utile per le indagini....se si deve tenere a disposizione... Cosa gli dobbiamo rispondere?-
Già; il sangue attira sciacalli e avvoltoi, gli stessi che non mancano di fermarsi a leggere ogni nuovo necrologio e che abbassano il volume della TV per sentire il vicino che litiga con la moglie.
-Ai giovani di' di andare a casa, che si diano da fare per rimediare al calo delle nascite; ai vecchi invece dici di smettere di andare contromano in bicicletta. Prima o poi ne tiro sotto qualcuno....-
-Ma signore...-.
-Fusco, cosa vuoi che ti dicano? “Era una bravissima persona, ieri mi ha anche aiutato a pettinare il mio micetto...”, “una buon'anima, tutte le mattine innaffiava le sue piantine di basilico”. Non ho voglia di perdere tempo con le donnicciole!-
L’ispettore continuava a tentennare; era un tipo zelante e preciso sul lavoro, ma apparteneva a quella categoria di persone che non sa dire di no a nessuno. Salvi sbuffò e si rivolse al viceispettore. - Paternò, per amor di Dio, vai tu...-
-Sì, signore-. Vincenzo Paternò, un metro e novanta di freddezza palermitana. Giusto come un limoncello a fine pasto.
-Di' un po', Fusco sei sposato? Fidanzato?-
-Fidanzato, signore-.
-Con la tua donna almeno ci sai stare sopra?-
Il brigadiere arrossì.
L'appartamento era piccolo, il mobilio vecchio, la tappezzeria opprimente; la scala cromatica del salotto andava dal giallo senape al verde salvia e un velo di marrone. Il divano era di similpelle rigida e stinta, su uno scaffale erano raccolte palle di neve, miniature di monumenti e chiese, souvenir fatti con conchiglie e fil di ferro; Salvi attraversò il salotto a grandi falcate e passò nella stanza adiacente. La cucina era ancora più striminzita del salotto; il commissario si avvicinò al tavolo coperto da una tovaglia incerata su cui era poggiata una ciotola portafrutta in ceramica bianca. Salvi si chinò: la frutta era di plastica.
Sul fornello stava la moka ancora tiepida. Aprì gli sportelli della dispensa: tonno e carne in scatola, barattoli di fagioli e di passata, pane in cassetta, cetrioli sottaceto e, Gesù!, crauti e asparagi in lattina. In un cassetto trovò le ricevute di bollette e affitto regolarmente pagati, in frigo un paio di lattine di birra e delle sottilette. Cominciava a deprimersi sul serio.
Dette una rapida occhiata anche a camera da letto e bagno, ma non trovò nulla che non appartenesse ad uno stile di vita mediocre e pressappochista. Copriletto sobrio, vestiti ordinari e leggermente retrò ( pantaloni di velluto a coste, giacche con toppe ai gomiti, pullover extralarge) in un armadio che odorava forte di naftalina, l'armadietto dei medicinali ben fornito di pastiglie contro la diarrea, collutorio e analgesici.
-Commissario....-. Fusco si era materializzato sulla soglia del bagno tenendo nella mano opportunamente guantata una rubrica. - Abbiamo rintracciato la famiglia; una sorella che abita in provincia di Torino, sposata con due figli. Non lo vede da Natale, si sentivano di tanto in tanto e sa poco e nulla della vita privata del fratello.... Poi c'è la mamma novantenne in un ricovero qua vicino. E' affetta da demenza senile da quasi dieci anni-.
-Altri contatti? Colleghi, amici, amanti? Il numero di qualche mignotta?-
-Stanno interrogando i condomini...gli altri numeri in rubrica erano più che altro del dottore, l’elettricista, il dentista...cose così. Utilità-.
-Apparentemente un eremita asessuato, quindi. Impossibile che abbia dato noia a qualcuno, un tipo così. Che giocasse d'azzardo e si fosse inguaiato? Andate a fare qualche domanda nei bar in zona... -
-Sissignore-.
Si diressero entrambi verso il salotto, dove Bruno Cozza e il suo ventre aperto stavano in balia di diverse paia d'occhi. Salvi ignorò il cadavere e si avvicinò invece alla libreria; si stupì nel trovare Schopenhauer, Nietsche, Kierkegaard, Pavese, Sartre. E ancora: Camus, Rousseau, Levi, Ionesco.
Era sinceramente ammirato. Frugò nei cassetti del mobile e trovò taccuini su cui erano meticolosamente registrate tutte le spese di ogni mese da dodici anni a questa parte. – “ Lenzuola in flanella; tachipirina; cena fuori con sig. Rizzo...”- passò in rassegna una pagina di quegli elenchi certosini. In un raccoglitore erano conservati ritagli di giornale: articoli che trattavano di inflazione, potere d'acquisto, passaggio da lira a euro, cambio euro-dollaro. Bruno Cozza, economo nichilista.
Salvi sfilò La luna e i falò e lo sfogliò; passò in rassegna qualche altro volume. C'erano passi sottolineati o segnalati con serpentine e frecce a margine. O con punti esclamativi.
Personalità più interessante di quanto potesse apparire dalle sue scelte in fatto di design d'interni. Mise da parte libri e bloc-notes e si diresse verso il cadavere. Lo guardò bene in viso: il mento e la mascella erano incrostati di sangue, ma sulla bocca era disegnato un lieve sorriso che sembrava, sì sembrava proprio di....sollievo. E le braccia (lo notava solo adesso) erano spalancate come se avesse voluto offrire il petto al suo cecchino. Bersaglio volontario.
Il caso richiese ancora qualche giorno di raccolta di testimonianze e ricerche nelle pieghe del quotidiano della vittima. Incrociando tutti i dati, il blob informe di una possibile soluzione cominciò a prendere forma nella mente del commissario. Salvi attese l'ultima conferma alla sua tesi, poi convocò la sua squadra. - Caso Cozza- esordì. - Nessun tentativo di furto o scasso, nessun conto da regolare, un tipo che non ha molestato la figlia o la moglie di nessuno, che sembra non avesse nemici né amici, quindi apparentemente nessun movente. Regolare conto in banca, né congruo né esiguo, affittuario e condomino tranquillo e puntuale nei pagamenti, scapolo incallito. Perché lo dovresti ammazzare, uno così?-. 
-Per pietà....-. Ridacchiare sommesso.
-Più o meno era che volevo arrivare, Iodice. Non c'è colpevole, e anche se ci fosse, non lo troveremo mai. Il carnefice in realtà è un benefattore: Bruno Cozza voleva morire. Si faceva pietà da solo, proprio pietà; era talmente impantanato nella mediocrità e nell'insoddisfazione che poteva decidere se continuare a galleggiare come aveva fatto fino ad allora, oppure se lasciarsi andare a fondo, perché alla fin fine era meglio così-.
Si sollevarono obiezioni a questa ipotesi, era semplicemente grottesca. C'erano magari elementi che erano sfuggiti loro o piste che non avevano considerato. Sicuramente si poteva arrivare ad un risultato più logico, più accettabile....
- Cozza voleva morire- ripeté il commissario con decisione, - Era un uomo oberato dalla preoccupazioni economiche, viveva nelle riflessioni filosofiche dei suoi libri che leggeva in un salotto che era la quintessenza dello squallore, mangiava da solo cibi in scatola.....e sorrideva mentre gli sparavano, capite? Sorrideva-. Sostenne gli sguardi increduli dei suoi sottoposti.- Ma voi credete pure quello che volete; per me, il caso è chiuso-.

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