sabato 9 novembre 2013

LIVE FAST, DIE YOUNG - Ritratto d'artista

Matteo sembra appartenere ad un altro pianeta. Vive in una dimensione fatta di leggi proprie, in cui lo scandire del tempo e il passare delle ore sono relative e completamente ribaltate. E' una di quelle rare persone che usa ogni secondo per fare qualcosa; lui non guarda la televisione, gli mette ansia. “C'è così tanto da fare, e così poco tempo, figurati se mi metto sul divano a guardare la TV con tutto quello che c'è da fare....”.
Fare” vuol dire per lui seguire la Musa ispiratrice; si cimenta in qualsiasi cosa, ma ha l'intelligenza di non autodefinirsi artista.
Lavora soprattutto di notte, credo per via dei cinque sei caffè che beve regolarmente ogni giorno dai tempi del liceo. Lui sostiene invece che lo fa per beneficiare degli stimoli stellari e delle vibrazioni lunari. Ha una sua teoria in proposito, ma ha le sue teorie praticamente su tutto. Ad esempio, ha stilato un decalogo del perché gli uomini sono peggiori delle donne, ossia: gli uomini sputano per terra, pisciano dove capita, non si fanno scrupoli a fissare sederi minorenni, ecc ecc. Per questa lista è stato tacciato di omosessualità dal resto del branco, e per un paio di sere è stato “oscaruaild de' mi cojoni”. Lui però non se l'è presa. Ha difeso la sua eterosessualità rimorchiando una rossa al Sesto Senso e limonandoci duro nel parcheggio.
Poi parla spesso per sigle e acronimi; ad esempio, in questo periodo sta progettando di mettere su un orticello in terrazzo, perché “avere un orto, anche piccolo, ma sai, con il basilico e il peperoncino e magari due melanzane....avere un orto è una CVI. Una Cosa Veramente Importante”.
Oppure Tina qualche giorno fa raccontava che stava aspettando una telefonata importante e si portava appresso il cellulare dappertutto, ci dormiva accanto e cose così. Al che Matteo scrolla le spalle e tutto il suo commento è “QMTLA”. “Checcazzodici?”. “Quando Meno Te Lo Aspetti.” “Mavvaffa, intellettuale da aperitivo.....”.
Il vero problema di Matteo è che soffre di emorroidi, una grana non indifferente (tra l'altro non credo che la quantità di caffeina che assume quotidianamente lo aiuti). Una sera eravamo al pub e all'improvviso è scomparso; l'ho ritrovato di fronte al bagno che si contorceva contro il muro a gambe strette. Sudava ed era visibilmente a disagio. Evitava di guardarmi in faccia, cosa stranissima per lui, dato che fissa la gente dritta negli occhi per il gusto di sfidarla a reggere il suo sguardo. Mi sono avvicinato alla porta del bagno, ho bussato urlando di sbrigarsi; pochi secondi dopo sono uscite due tipe dal tacco aggressivo e smartphone rovente. Ho fatto cenno a Matteo di entrare. Lui dopo mi ha raccontato del suo disturbo, ma era già riuscito a recuperare quel minimo di folle baldanza che faceva sembrare la cosa quasi epica.
La verità è che io starei a sentirlo per ore, lo seguirei in silenzio per i sentieri della sua mente infinita per vedere fin dove si spingono l'intelletto e l'immaginazione umana. A volte, quando ci vediamo, non c'è nemmeno bisogno che io parli – non mi piace parlare, non mi ritengo così interessante: Matteo è il sole, che brilla di luce propria. Io vivo della sua luce riflessa.