- Ma non vai con gli altri?-.
“Gli altri” sono andati a farsi il
bagno; io me ne sto seduto sulla stuoia con l'agenda appoggiata sulle
ginocchia. Alla domanda di Lucia, scuoto la testa.
- Nemmeno io, l'acqua è fredda-
continua lei sedendosi accanto a me. Io tengo ancora la penna
puntata sulla pagina, leggermente seccato per l'interruzione.
- Perché scrivi sempre? Stai
scrivendo un libro?-. Sembra che voglia fare conversazione sul
serio.
- No-, chiudo l'agenda e la metto da
una parte.
- Allora perché?-.
- Per me....-. Ma i suoi occhi
grigi, piccoli come piccola è lei, non sono soddisfatti della
risposta.
Cerco di articolare: - Costruisco
ricordi. Annoto pensieri e fatti, scrivo di persone che incontro e di
cose che vedo....per ricordarmene-.
- E' importante ricordare?-.- Sì, mi piace andare a rileggere quello che ho scritto mesi prima. Riscopro cose che altrimenti di sicuro dimenticherei-.
E' la verità: non ho nessun obiettivo
letterario, cerco solo di immortalare la mia realtà. E' così bella
e sconvolgente nella sua molteplicità che a volte nemmeno la
comprendo. Cristallizzarla su carta, in un certo senso, la rende più
intellegibile.
Ho tentato per molto tempo di
decifrare il collage del mondo, guardandolo da più angolazioni –
destra, sinistra, lontano vicino. Mica facile. Dopo
anni di letargo intellettuale, ho capito che la felicità è una
questione di dosi. A che volume ascolti la musica? Quanto zucchero
nel caffè? Tende tirate, tapparelle abbassate; quanta luce nella
stanza?
Con quanta prudenza
vivi ogni giorno? La prudenza è importante, ma non si parte con il
freno a mano tirato. Alza il volume.
Bisogna sapersi
regolare con le quantità – troppa vita confonde, troppo poca
ammorba- concetto relativo come il “salare quanto basta”. A volte
tutto è così veloce che per tenere il ritmo mi lascio scivolare
negli eventi senza nemmeno cercare di capire- un'altra sigaretta, un
altro caffè, mi sento ancora inadeguato. E poi arrivi spossato a
fare il bilancio della giornata. Quante ore sono stato fuori casa?
Quanto ho speso oggi? Ti accorgi che il tabacco scarseggia. Ma che
giorno è? Quanti caffè ho bevuto?
E allora scrivo.
- A che pensi?-.
Lucia è ancora accanto a me in tutta la sua lentigginosa magrezza,
i triangoli del costume tirati sul seno praticamente piatto. Non
riesco a trovare una risposta migliore di un semplice “niente”.
- Ne hai
riempiti altri, di diari?-.
- Be', sì,
ormai sono almeno due o tre anni che ho quest'abitudine....-.
- Ma come ti è
venuto in mente? Cioè, io lo facevo quando andavo al liceo, ma
adesso non avrei la costanza di scrivere tutti i giorni-.- Ma io lo faccio solo quando ne ho voglia, solo quando ho qualcosa di valido da scrivere-.
Sì,perché ci sono anche quelle giornate tediosamente grigie, uno sbadiglio da mattina a sera, da cui non riesci a cavare un solo momento di poesia e ti auguri sinceramente che non te ne capitino mai più di simili. Invece si può star sicuri che ce ne saranno altre.
- Anch'io comunque conservo scontrini o biglietti del cinema....per ricordo. Mi dispiace proprio buttarli se mi sono divertita-. Si gratta il naso; all'anulare porta un anellino di rame. - Li tengo in un cassetto. Quando mi capita di guardarci, ripenso “ah, come sono stata bene quella sera!”. Già....hai ragione, ricordare è importante-.
- Non è sempre piacevole, però. Mi è capitato un paio di volte di rileggere cose che non avrei mai voluto che accadessero, e invece me le ritrovavo vive e nitide stampate sulla carta.... ho strappato le pagine, giuro-. E ho avuto la ( falsissima) illusione di avere cancellato il passato.
Lucia rimane zitta
per circa un minuto; si mordicchia l'unghia del pollice fissandosi i
piedi. Poi si alza, prende la borsa e mi dice – Io vado a
prendermi un gelato. Tu lo vuoi?-.
Scuoto la testa –
No, ti ringrazio-.
Lei mi sorride. -
Ti lascio scrivere allora... a dopo!-. E si allontana sulle sue lunghe gambe da cigno