Eh, caro mio, non sono in molti ad
avere il privilegio di riuscire a capire qualcosa. Non te ne
sei ancora accorto?
- Cioè, fino ad un mese fa andava
tutto bene, stavamo bene, poi ora....mi dici questo. Dove ho
sbagliato? Cosa è cambiato?-.
Ti ho conosciuto meglio, ti ho guardato
più attentamente e più da vicino. E quello che ho visto non mi è
piaciuto granché.
- Insomma, non sarà per quel
messaggio che ti ho scritto il sabato sera...ti ho chiesto scusa,
non pensavo che potesse darti così fastidio. Dimmi, è per
quello?-
Gesù, che ottusità.
Di fronte alle tue domande incalzanti
io continuo a stare in silenzio, seduta, e ti guardo mentre ti
trasformi nel mio zerbino. Un cucciolo spaurito che ha bisogno della
sua mamma. Che però lo ripudia.
Sospiro. Non so esattamente a che punto
della mia vita sono diventata così intollerante a questa passività
remissiva, a chi il giogo dell'amore se lo mette al collo
spontaneamente.
Non posso, per umana carità, dirti la
verità; rispondo appigliandomi a pretesti superficiali, che però
riesco ad argomentare con convinzione di fronte alle tue proteste.
- Sì, ma allora che cosa ti aspetti
in un rapporto? Cosa?-
Non questo, non questo canto strozzato;
è tutto troppo tiepido. Ti devo rispondere che quando ti
guardo negli occhi non sento niente – niente. Che vorrei
urlare che le tue mani sudaticce, il tuo modo così prolisso di
raccontare aneddoti ( perdendoti in mille lungaggini), il tuo goffo e
ingenuo senso dell'umorismo ( quello da professore un po'
sempliciotto, e gli studenti ridono alle sue tristi battute per
cortesia o ruffianeria), il tuo ventre un po' flaccido, non li voglio
più santo dio, che se li prenda qualcun'altra, non li voglio. Non ti
voglio. E' questo che dovrei risponderti?
Ma tu non ti arrendi, credi di poter
identificare il granello che inceppa il meccanismo e poterlo
togliere, cosicché l'orologio possa tornare a funzionare. Io invece
continuo a boicottarlo, mentre non guardi stacco le lancette e
manometto gli ingranaggi.
- Mah, io credo che, se ci si vuole
bene, queste cose si possono sistemare, si tratta di venirsi
incontro...-.
Io non voglio sistemare un bel niente.
Voglio buttare via questa roba stracciata e sgualcita che mi da il
prurito. Santo cielo, tu per me dovresti rappresentare la bellezza,
la quintessenza del sublime, invece quando ti avvicini a me sento il
tuo respiro pesante e vorrei tanto scansare il tuo abbraccio. E poi
il tuo tentativo di farti crescere le basette per essere più
interessante è semplicemente patetico.
Pa-te-ti-co, capito?
- Ma quindi tu non sei più
innamorata di me?
Innamorata? Non lo sono mai stata, di
te. Te ne stupisci? Eppure era evidente; non sono mai stata, con te,
talmente trasportata dalla potenza del sentimento da genuflettermi ed
offrirti il mio misero essere, solo per te.
La lucidità con cui programmavo i
nostri incontri e ti mettevo in lista tra le mie priorità e i miei
impegni come poteva farti pensare che fosse amore?
Le tue argomentazioni giustificazioni
chiarimenti adesso diventano una lagna indistinta, insopportabile per
le mie orecchie. Rovisto nella borsa, tiro fuori le chiavi e ne
infilo una con decisione nella toppa del portone d'ingresso,
voltandogli la schiena. Balbettio confuso alle mie spalle.
- Io adesso devo davvero andare.
Sono stanca..-
- Ma dobbiamo finire il discorso,
non abbiamo ancora raggiunto un accordo...-- Buonanotte-.
- Ehi, ma vuoi troncare così?-
- Buonanotte-.
E “buonanotte” è l'unica cosa che
continuo a ripetere in risposta alle sue deboli proteste. Dopo che il
portone si chiude, escludendolo finalmente dal mio campo visivo, mi
sento immensamente sollevata- e leggera.
Nessun commento:
Posta un commento