giovedì 27 settembre 2012

DICHIARAZIONE DI DISAMORE

-Ma io non capisco...-.
Eh, caro mio, non sono in molti ad avere il privilegio di riuscire a capire qualcosa. Non te ne sei ancora accorto?
- Cioè, fino ad un mese fa andava tutto bene, stavamo bene, poi ora....mi dici questo. Dove ho sbagliato? Cosa è cambiato?-.
Ti ho conosciuto meglio, ti ho guardato più attentamente e più da vicino. E quello che ho visto non mi è piaciuto granché.
- Insomma, non sarà per quel messaggio che ti ho scritto il sabato sera...ti ho chiesto scusa, non pensavo che potesse darti così fastidio. Dimmi, è per quello?-
Gesù, che ottusità.
Di fronte alle tue domande incalzanti io continuo a stare in silenzio, seduta, e ti guardo mentre ti trasformi nel mio zerbino. Un cucciolo spaurito che ha bisogno della sua mamma. Che però lo ripudia.
Sospiro. Non so esattamente a che punto della mia vita sono diventata così intollerante a questa passività remissiva, a chi il giogo dell'amore se lo mette al collo spontaneamente.
Non posso, per umana carità, dirti la verità; rispondo appigliandomi a pretesti superficiali, che però riesco ad argomentare con convinzione di fronte alle tue proteste.
- Sì, ma allora che cosa ti aspetti in un rapporto? Cosa?-
Non questo, non questo canto strozzato; è tutto troppo tiepido. Ti devo rispondere che quando ti guardo negli occhi non sento niente – niente. Che vorrei urlare che le tue mani sudaticce, il tuo modo così prolisso di raccontare aneddoti ( perdendoti in mille lungaggini), il tuo goffo e ingenuo senso dell'umorismo ( quello da professore un po' sempliciotto, e gli studenti ridono alle sue tristi battute per cortesia o ruffianeria), il tuo ventre un po' flaccido, non li voglio più santo dio, che se li prenda qualcun'altra, non li voglio. Non ti voglio. E' questo che dovrei risponderti?
Ma tu non ti arrendi, credi di poter identificare il granello che inceppa il meccanismo e poterlo togliere, cosicché l'orologio possa tornare a funzionare. Io invece continuo a boicottarlo, mentre non guardi stacco le lancette e manometto gli ingranaggi.
- Mah, io credo che, se ci si vuole bene, queste cose si possono sistemare, si tratta di venirsi incontro...-.
Io non voglio sistemare un bel niente. Voglio buttare via questa roba stracciata e sgualcita che mi da il prurito. Santo cielo, tu per me dovresti rappresentare la bellezza, la quintessenza del sublime, invece quando ti avvicini a me sento il tuo respiro pesante e vorrei tanto scansare il tuo abbraccio. E poi il tuo tentativo di farti crescere le basette per essere più interessante è semplicemente patetico.
Pa-te-ti-co, capito?
- Ma quindi tu non sei più innamorata di me?
Innamorata? Non lo sono mai stata, di te. Te ne stupisci? Eppure era evidente; non sono mai stata, con te, talmente trasportata dalla potenza del sentimento da genuflettermi ed offrirti il mio misero essere, solo per te.
La lucidità con cui programmavo i nostri incontri e ti mettevo in lista tra le mie priorità e i miei impegni come poteva farti pensare che fosse amore?
Le tue argomentazioni giustificazioni chiarimenti adesso diventano una lagna indistinta, insopportabile per le mie orecchie. Rovisto nella borsa, tiro fuori le chiavi e ne infilo una con decisione nella toppa del portone d'ingresso, voltandogli la schiena. Balbettio confuso alle mie spalle.
- Io adesso devo davvero andare. Sono stanca..-
- Ma dobbiamo finire il discorso, non abbiamo ancora raggiunto un accordo...-
- Buonanotte-.
- Ehi, ma vuoi troncare così?-
- Buonanotte-.
E “buonanotte” è l'unica cosa che continuo a ripetere in risposta alle sue deboli proteste. Dopo che il portone si chiude, escludendolo finalmente dal mio campo visivo, mi sento immensamente sollevata- e leggera.





















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