sabato 7 giugno 2014

IL DRUGO LA SA LUNGA

Ma in fondo, non cerchiamo tutti le stesse cose?
L'unico pensiero che riesce a partorire dopo tre bicchieri di vino rosso e altrettanti shot di tequila. Le cicche, non le ha contate; nel fine settimana si concede di non contare né sigarette né calorie. Francesco se ne sta appoggiato ad un muretto; Simone e Marco stanno cercando di abbordare una coppia di amiche fasciate in leggins di similpelle. Sono piantati lì da una quarantina di minuti abbondanti. A Francesco non interessa; le occhiate che le due si scambiano dicono palesemente “non ve la daremo mai”.
Quindi lui se ne sta in disparte. Si stropiccia gli occhi. La strada è gremita. La gente che passa ha lo sguardo vacuo. Si muove a grappoli, in cerca di qualcuno da salutare.
Lingua impastata.
“Simo, mi dai un sorso di birra?”
“Sì. Ma tu dammi una sigaretta.”
“Daicazzo, scroccone...un sorso, ti ho chiesto!”
“Una sigaretta.”
“Affogaci, nella tua birra. Vado a prendermi un Black Russian.”
Entra nel locale all'angolo, La Dolcevita, perfettamente consapevole di stare rischiando: bere un altro cocktail ( 7/10 vodka e 3/10 Kahlua, ventisette gradi ) significa passare dallo stato allegroalticcio (ma non troppo) a inequivocabilmente sbronzo.
Un Black Russian, per favore.”
Ma tant'è. Fidiamoci del Drugo, la sapeva lunga, lui...
Torna fuori, reggendo il bicchiere freddoscivoloso con una mano, mentre con l'altra si ficca in bocca una Philip Morris. Se la accende. Solleva il bicchiere.
Simo, alla tua salute!”
Simone alza il dito medio. Persevera nel provarci con la brunetta dalle dita agili – guardale, come ticchettano le unghie sullo schermo dello smartphone, zampettano, taggano e postano.
Francesco si riappoggia al muretto.
E dunque, non cerchiamo tutti le stesse cose? Non siamo forse qui riuniti, in questo sacro venerdì, tutti per lo stesso motivo- celebrare la forza divina che spinge le ragazze ad allungarsi le ciglia col mascara e ad indossare calze velate che scoprano le loro gambe da puledre? Idolatriamo il loro innato impulso di camminare ancheggiando, fratelli, per la morbidezza delle loro spalle, per la sublime perfezione delle loro curve. Sia benedetta la geometria!
Ecco, o Signore, le tue bestie affamate.
Dalla cannuccia sale il sapore della Kahlua. Lui ormai galleggia nel cocktail insieme ai cubetti di ghiaccio che si stanno sciogliendo, si stanno sciogliendo, si stanno sciogliendo...
Simone e Marco gli si avvicinano, Marco gli tira una pacca sulla spalla. Le tipe hanno preferito continuare a messaggiare su Whatsapp.
I due amici cominciano a parlare. Di qualcosa. Francesco vorrebbe essere sinceramente interessato, interagire con loro, intervenire magari. Invece riesce solo a bere compulsivamente, succhia succhia succhia.
Marco si accende una sigaretta. Immediatamente viene voglia di fumare anche a Francesco. Trova che fumare abbia molto più senso di parlare, ora. Non è estremamente affascinante tenere la sigaretta tra indice e medio, per poi portarla alle labbra e aspirare? L'estetica del rituale.
E non è forse vero che il sapore di tabacco si sposa benissimo con l'alcol?
Sta fissando Marco con invidia, l'urgenza di imitarlo gli dà il prurito. Si fruga in tasca, estrae il pacchetto, si accende un'altra Philip Morris. L'ennesima. Alla seconda boccata si sente quasi soddisfatto. Sorso di Black Russian- e adesso forse i discorsi dei suoi amici potranno acquisire un qualche significato.
Il suo ottimismo finisce assieme al mozzicone; sente le grinfie del tedio nelle costole.
Decide di cedere al vizio per scacciarlo. Prende un'altra cicca dal pacchetto continuando a tacere, sguazzando in un autocompiacimento dionisiaco e solitario, muto baccante di un festino inesistente.
Ne fuma un'altra e un'altra e un'altra; il pacchetto e il bicchiere si svuotano. Un forte senso di nausea gli prende la gola. Sente dei gemiti sfuggirgli dalla bocca. I conati di vomito aumentano il suo senso di alienazione.
Che si fotta tutto quanto, che si fottano tutti, questo bestiame benvestito e profumato che brulica e rumina senza chiedersi perché- un altro giro di Mojito, un altro giro!
Ma sul serio cerchiamo tutti la stessa cosa?
Lo stordimento è nell'aria.
Ubriacatevi di ossigeno, se ne avete il coraggio.
“France, stai bene?”
Marco e Simone lo stanno fissando.
“Credo....” Enorme fatica articolatoria. Lo stomaco geme sonoramente.
“Ragazzo mio, non hai più il fisico.... andiamo a prendere un panino, dai...a quest'ora ci sta da Dio.”
Si incamminano verso la paninoteca, prendono la solita stradina laterale; nelle narici arriva forte e corposo l'odore di fritto e di kebab.
Che il banchetto continui; il venerdì, fratelli, non è ancora finito.