Faccio spesso giochi e rituali, penso possano davvero
cambiare il destino. Per esempio: cammino per strada e mi dico che se riesco a toccare sette oggetti
verdi, mi succederà qualcosa di bello. Quindi: palizzata, macchina, campana del
vetro, cespuglio, borsa di una sconosciuta, portone, lattina di Heineken.
Sette; suono il pianoforte nell'aria, soddisfatta.
Qualche giorno fa, ho scommesso che avrei incontrato per
strada almeno quindici donne con borsetta Louis Vuitton (autentica o tarocca).
Ne ho contate ventitré. E' la strada il vero specchio della società, non la
televisione.
Adoro anche andare in biblioteca, anche se tra quelli
scaffali mi sento potentemente ignorante. Ma c'è un buonissimo odore di carta
inchiostrata e mi viene una gran fame di libri, cosi ne prendo sempre due o tre
e esco stringendoli al petto e annusandoli. Poi magari nemmeno li leggo, ma mi
sembra comunque di essere diventata più ricca.
Chi mi conosce dice che non mi sposerò mai, perché sono
troppo strana; a me non pare, sinceramente, anche se piango molto più spesso
degli altri. Piango ascoltando la musica,soprattutto. Piango nelle sere
d'inverno perchè il freddo e il buio mi fanno paura. Oppure quando non parlo
con nessuno per ore. Però mi faccio la doccia ogni giorno e faccio la raccolta
differenziata, come tutti.
E ho uno scatolone pieno di pennarelli e matite, ma questo
non l'ho detto a nessuno. Mi piace toccare i colori. Faccio spesso foto alle
nuvole e al tramonto; il cielo è di una bellezza struggente, ma in pochi ci
fanno caso. Via via le faccio sviluppare e le appendo alla parete in camera; il
muro è tappezzato di sole e cirri.
Poi a volte, così dal nulla, cala il sipario: l'altro giorno
passeggiavo nel parco, aveva appena smesso di piovere. Sentivo una punta di
malinconica insoddisfazione e i miei calzini si stavano inzuppando. Mi sono
ritrovata di fronte ad una grossa pozzanghera; anziché aggirarla e tirare
dritto, mi sono fermata ad osservare il fondo fangoso della pozza. L'acqua
rifletteva gli alberi. Un'immagine grigiogiallognola senza speranza.
I piedi erano bagnati e freddi.
Non riuscivo a superare la dannata pozzanghera, ero
letteralmente paralizzata da schiacciante, immotivata disperazione che mi
nasceva dalla bocca dello stomaco. E mi esplose in un urlo.
Ho urlato in mezzo al parco davanti ad un rigagnolo d'acqua
– chinata in avanti, come stessi vomitando. In molti si erano voltati e
commentavano la scena. Sono corsa via. E la gente continuava a fissare quella
povera cretina che sgambettava. Avevo caldo alle gote e il fiatone e la borsa
continuava a scendermi dalla spalla, ma sentivo di nuovo il sangue scorrere.
Quando sono entrata in casa, ansimavo. E mi vergognavo anche un po' per quello
che avevo fatto. Era una cosa senza senso, però mi sentivo meglio. Ho cominciato
a ridacchiare; ma sì, gli altri mi daranno della matta, ma rideranno anche
loro. “Che scema...” borbottavo, ma sorridevo. Mi sono versata del vino bianco,
sono andata di fronte allo specchio e ho alzato il bicchiere guardandomi negli
occhi: - Un brindisi all'assurdità-.
I miei amici, spero di poterli invitare tutti al mio matrimonio, un giorno. Cin cin.
Cherie, sono preoccupata: non ho tue notizie da tempo. Ti ho scritto durante le vacanze... ça va, ma petite? Io ho finalmente trovato casa. Quando vuoi, batti un colpo. _F._
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