Dopo le sei e mezza può aspettarsi la
visita del figlio. La messa finisce intorno alle cinque e quaranta,
quindi lei ha tutto il tempo di trascinare le gambe gonfie – due
ciocchi nodosi e pesanti- fino a casa, un tragitto che un paio di
polpacci fasciati nei jeans impiegherebbero non più di dieci minuti
a percorrere. Carolina si gratta le croste attraverso le calze
ortopediche, si segna passando davanti all'altare, strascica i
mocassini sul marmo, si segna di nuovo uscendo. Mentre cammina dice
il rosario; attraversa la strada bofonchiando l'Avemaria.
Il figlio, dicevamo, passa a trovarla
subito dopo il lavoro. Carolina non è che sappia leggere benissimo
l'orologio, ma più o meno riesce a regolarsi con la luce del sole. E
il palinsesto TV. Il primo piano su Carlo Conti annuncia che è quasi
l'ora.
Oggi per suo figlio ha preparato
peperoni ripieni. Tira fuori dal forno il tegame, lo scoperchia e in
uno slancio di pignoleria aggiunge una punta di peperoncino e una
manciata di origano. Poggia la pirofila sul tavolo, si siede
lentamente – tutti i muscoli del coccige cigolano- e aspetta.
Ronzio del frigo.
Caldaia.
Scarico del vicino.
Aspetta.
Televisione del vicino.
Aspetta.
Su tutto regna “l'Eredità”.
Quante parole ha pronunciato Carolina
oggi? Stamane è andata al supermarket; ha comprato verza, fagioli e
marmellata per sé e peperoni per il figlio. Ha incontrato un paio di
conoscenti, e la cassiera riccia ( sempre rossetto sorridente) le ha
dato come al solito il buongiorno, “come va, signora? Suo figlio?”,
le ha chiesto. A messa ha potuto togliere ruggine dalle corde vocali,
le sentiva tremare mentre intonava l' “Osanna nell'alto dei Cieli”.
Il motore di una macchina; Carolina
fissa la porta aspettando il trillo del campanello. Che tace. La
visita non era per lei. Si dondola avanti e indietro sulla sedia di
paglia; è già buio, già buio. La sua cena è pronta, deve solo
scaldarla. Stare a sedere le diventa insopportabile, le musichette e
gli scrosci di applausi della TV le diventano insopportabili, prende
uno strofinaccio e si mette a spolverare con foga. Ricomincia a
recitare il rosario, prega contro quella piccola fitta al cuore e un
improvviso mal di fegato, contro il sapore della bile in bocca e
contro il colore ottuso delle mattonelle del cucinino, un punto
squallido tra beige e giallosenape. Prega e sfrega lo straccio.
TLINNN- TLIIIIIIN.
Le sfugge un singhiozzo.
- Buonasera, mamma- Insieme a
Riccardo entra uno spiffero. -Ma...hai gli occhi lucidi, che è
successo?-.- 'Un è nulla, m'ha dato noia la cipolla... T'ho fatto i peperoni come garbano a te, guarda!-.
- Ah, ma non importava...-. Ecco, ora si allenta i bottoni del cappotto e controlla la posta. - E' arrivata la bolletta della luce..-.
Vorrebbe accarezzarlo ma ormai è un
uomo.
- Vuoi qualcosa da bere? O un
biscotto?-.
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