Ho accettato.
Ora fisso il vuoto,
il cellulare stretto in pugno. Penso al concetto di tradimento, me lo
rigiro in testa come un pallone. Lo soppeso da tutte le angolazioni.
Ho effettivamente tradito Stefano?
Sì: sono stata a
letto con un altro di nascosto.
No: l'ho fatto per
soldi, senza amore.
Quindi?
Mi stropiccio le
palpebre, concentrandomi sugli scenari possibili per la serata. Uno:
ci vado e prendo i soldi. E mi calpesto. Due: non ci vado, chiudo per
sempre questa lurida parentesi, nessuno lo saprà mai e in qualche
modo ce la caveremo.
Propendo per la
prima opzione; poi mi sposto sulla seconda. Tentenno e saltello da
una all'altra. Il cellulare mi cade due o tre volte, mi chino, lo
raccolgo,e torno alla passività della meditazione. Lascio passare il
tempo senza fare un passo fuori dal pantano. Morpheus, dove sei?
Voglio la pillola blu....
Cristo, tanto lo so
che non so dire di no a quei soldi maledetti; figurarsi se mi tiro
indietro di fronte ad altri duecento euro.
Un po'
mi detesto mentre mi cambio e metto su un'altra scusa da propinare a
Stefano. Lo saluto con un bacio sulla guancia e gli faccio il
solletico; ride scoprendo i denti bianchissimi e sulle guance si
formano due fossette. E' così bello che mi vengono le lacrime agli
occhi, allora esco rapida prima di ripensarci ( ma no, ma
no, aspetta, non andare, sei ancora in tempo...).
Zitto, grilloparlante, non ti sento. Anzi, mi fermo al bar e mi
faccio un Negroni. Lo butto giù in poche sorsate e succhio le ultime
gocce aspirando rumorosamente con la cannuccia. Alla salute
dell'avvocato.
Stavolta
non c'è musica, bensì un delicato odore di incenso alla cannella.
Mi servo da bere senza troppe cerimonie, comincio ad avere caldo,
entro in un tunnel nebbioso di impaziente euforia.
Facciamola
breve.
Mi
sfilo il vestito e lo butto a terra.
Andiamo, serviti e lasciami andare a
casa.
Riccardo
scambia la mia fretta per entusiasmo, si eccita. Si sposta in camera
da letto; io prima di seguirlo bevo del Gewürztraminer
direttamente dalla bottiglia. Invoco l'incoscienza, invece vedo le
fossette di Stefano tra i grugniti gaudenti del magnaccia forense.
PILLOLA
BLU, CAZZO, PILLOLA BLU!
Lacrime
colano dagli angoli degli occhi serrati.
Muoviti
a venire, vecchio.
Sono
la spettatrice del momento più basso della mia vita.
Quando
Riccardo mi crolla addosso, lo scosto seccamente, corro in salotto.
Mi rimetto l'abito, ficco il reggiseno in borsa e mi verso del
whisky. Finita...posso
andare....Stefano...
- Eh
brava, bimba...-. Mi cinge la vita. Bevo per non guardarlo. - Mi sei
proprio piaciuta stasera, eri...- Gesticola. –... carica,
diciamo. Tieni, un piccolo extra: te lo sei meritato-.
Prendo
il rotolo di banconote e tiro fuori le chiavi della macchina.
- Ti
vorrei qui fra due giorni, mi piace la tua compagnia. Ad ogni modo,
ti richiamo-.
Balbetto
qualcosa mentre cerco a tentoni la porta. Conto i soldi solo quando
sono in auto: duecentosessanta. Li butto nella borsetta, insieme al
reggiseno. Poi metto in moto e pigio sull'acceleratore come dovessi
partorire da un momento all'altro. Ignoro i semafori. Casa, voglio
casa.
Stefano
dorme profondamente; mi inginocchio e guardo le lunghe ciglia,
l'ombra di barba sulle guance glabre, le labbra sottili appena
socchiuse. Dio, quanta bellezza dopo tanto squallore...
Mi
rannicchio accanto a lui, annuso il profumo della sua pelle (no, non
è il bagnoschiuma, né il detersivo: è proprio la sua pelle) e mi
addormento.
Nessun commento:
Posta un commento