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Il
problema- dice, riempiendo il cucchiaino di caffè – il problema, è sempre il
giorno dopo. Sempre. In qualsiasi caso. Pensaci. Se hai delle preoccupazioni, e
cerchi di distrarti uscendo, vedendo gente o facendo un giro, magari ci riesci
e vai pure a letto più sollevato. Riesci a smettere di focalizzare. Ma poi la
mattina dopo, quando ti svegli, i problemi sono di nuovo lì che ti rosicchiano
le caviglie.- Riempie con cura l’imbuto filtro e pressa la polvere con il dorso
del cucchiaio.
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E’
inevitabile. Inevitabile e fastidioso come le zanzare a luglio. Come la
maglietta sudata che ti si appiccica all’ascella. E la mattina dopo, l’angoscia
è addirittura maggiore, perché appena
sveglio hai quell’attimo di amnesia, di benefica incoscienza, finché all’improvviso
non ricordi. Un battito di ciglia, e tutto ti crolla addosso di nuovo.- Mette
la moka sul fornello. La fiamma bluastra si riflette nell’alluminio. – Oppure
una notte non riesci a dormire - per i motivi più disparati, tipo il caldo o la
caffeina o la musica del vicino stronzo- e tu vuoi dormire, e allora ti adoperi per riuscirci, tenti di
rilassarti, di astrarti, di non percepire più quelle sensazioni fastidiose e di
concentrarti solo sulla consistenza del materasso e del cuscino. Ma- brandisce
il cucchiaino – ma a quel punto cominci a pensare,
idee e immagini sfrecciano, la mente è una trottola impazzita che non vuole
letargo. E tu intanto sei disteso inerme e vuoi solo dormire, ma il tuo
organismo non risponde al comando. E le ore passano, ed è sempre più tardi,
sempre più tardi, il tuo margine di riposo si assottiglia ancora di più, e ti
chiedi sgomento come farai a lavorare il giorno successivo. Allora ti imponi di
dormire, supplichi il tuo cervello di dormire, con i nervi straziati dal
nervoso e dalla frustrazione e invece niente. Finché- pausa ad effetto mentre
abbassa la fiamma -non scivoli nel sonno senza accorgertene, ah che gioia!che
gioia! Finalmente immerso in una calda beatitudine! E mentre stai fluttuando in
altri cieli, SBAM! SUONA LA SVEGLIA!- Si prende la faccia tra le mani – No no
no no no!- Gemiti soffocati. – Ma come, la sveglia? Di già? Fai due conti e
realizzi che hai dormito pochissimo.
Briciole, inezie. Eppure ti devi alzare, nonostante la notte insonne, la mente
lacerata dalla stanchezza e le palpebre di piombo. Vedi allora che è sempre il giorno dopo il problema?- Si
gira per prendere due tazzine rosse dalla credenza. – I postumi non sono solo
quelli di un ubriacatura. Ogni alba, ogni nuova giornata si trascina con sé dei
postumi. L’hangover, se ci pensi, è solo una questione fisica: il buon vecchio
cerchio alla testa, lo stomaco incartapecorito, inappetenza, defecazione
semiliquida. Situazione fastidiosa ma corporea, che si risolve con una buona
dormita. A meno che- riflette, tamburellando il cucchiaino sul palmo della mano
– a meno che non si trattasse di una sbronza post-traumatica, diciamo. In quel
caso i vecchi tormenti ti salgono su insieme all’acidità di stomaco. E tu sei
debole e instupidito, e non puoi che accartocciarti sul divano a ciucciare Maalox
e bere acqua, acqua, acqua.- Dal beccuccio fuoriescono sbuffi di fumo
accompagnati dall’inconfondibile, delizioso gorgoglìo. – A dir la verità, i
postumi – cioè, i postumi da sbronza ludica- mi hanno sempre affascinato. Anche
se mi sentivo annientato, ed ero confinato in bagno accanto alla tazza, e avevo
un terremoto in pancia, quella nebbia
ha sempre avuto un che di onirico.- Versa il caffè nelle tazzine.- Non so
spiegare bene perché, non ci ho riflettuto abbastanza. Mi sono sempre
interessato di più a quanto stessi da schifo il giorno dopo. Quanto zucchero
per te?-
-
Uno
e mezzo, grazie.-
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